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Questo saggio si inserisce nel solco della riflessione fenomenologica portata avanti da quanti hanno inteso problematizzare la comprensione dei processi umani, sociali e naturali, spesso assimilati in maniera indistinta, a fenomeni comunicativi di "superficie", fra medium e messaggio. Nel contatto col mondo, ognuno coglie dei segni e lancia dei messaggi. Ogni "cosa" che entra nella sfera della percezione di ognuno, contribuisce alla definizione di una noosfera, sia in quanto impronta sensibile, sia come traccia percepibile. Infatti, al di qua del mondo popolato da segni - e altrove rispetto al mondano impegnato a trasmettere messaggi all'insegna del pensiero intelligente - insiste una dimensione del comunicare all'insegna di un "pensiero selvaggio", che intercetta l'eccedenza di un "voler dire" rispetto al "detto". Il dubbio che sottende questo studio, si alimenta delle più tradizionali tra le domande circa "come comunichiamo?", e "che cosa comunichiamo?": comunicare è tentativo di "intenzionare" e in-formare il "reale", oppure è tentativo di "individuare" il possibile?